Castrum Minervae, le nuove scoperte

L’attività di scavo della campagna 2021-2022 (concessione al Comune di Castro del Ministero della Cultura), si è sviluppata, in località Capanne a Castro, sotto la direzione di Francesco D’Andria, grazie a finanziamenti privati, assicurati in particolare dal prof. Francesco De Sio Lazzari e dal Club Inner Wheel Leuca-Tricase.

Gli scavi hanno permesso di asportare, con metodo stratigrafico, il terreno della grande “colmata” che obliterava i muri a blocchi, inglobati nelle fortificazioni create dai Romani nella prima metà del II sec. a.C., mettendo in luce dieci filari del muro di terrazzamento costruito, nella seconda metà del IV sec. a.C., a sostegno della vasta spianata sulla quale sorgevano i vari edifici del Santuario di Atena.

All’interno delle varie gettate di riempimento sono stati rinvenuti centinaia di reperti appartenenti al celebre luogo di culto; di particolare rilievo i frammenti di elementi architettonici in calcare, che permettono di ricostruire l’alzato di alcuni sacelli di ordine dorico. Su un blocco appare graffito in greco un nome femminile, Nioba; non si tratta di una firma, forse uno degli scultori provenienti dalla città dei due mari aveva tracciato sulla pietra il nome della sua amata lontana, un nome celebre nella mitologia greca, in cui l’alfa finale indica che l’autore dell’iscrizione parlava il dialetto dorico di Taranto.
Ma altre iscrizioni, questa volta in lingua messapica, sono apparse, dipinte sulle pareti di vasi offerti alla dea, recano l’appellativo di Hazzava (colei che offre una libagione) associato al termine Tina che appare su altre iscrizioni e che sembra riferibile alla forma del nome di Atena nell’antica lingua del Salento.

La campagna di scavi ha visto la più felice conclusione dei lavori con il ritrovamento, il 18 marzo scorso, della parte inferiore della statua colossale di Atena, in pietra leccese, databile alla seconda metà del IV sec. a.C. ed attribuibile a scultori tarantini, che aderisce perfettamente al busto rinvenuto nel 2015. Il frammento del panneggio e del piede sinistro, rinvenuto tre anni fa, si ricompone con la parte ora rinvenuta e permette di completare in modo significativo questa che rappresenta la statua greca di dimensioni maggiori mai rinvenuta in Magna Grecia e in Sicilia. Soltanto gli acroliti (statue di culto in legno, che avevano testa, mani e piedi in marmo) potevano avere simili dimensioni. Di queste tuttavia ci sono pervenute soltanto alcune teste e frammenti degli arti in marmo, poiché il resto delle sculture, realizzato in legno, è stato distrutto dal tempo. Questa nuova scoperta apre possibilità concrete che la prosecuzione degli scavi possa portare al ritrovamento della testa, un evento di grande importanza per la collezione di sculture greche, riportate alla luce negli scavi di fondo Capanne.

Con questa nuova scoperta, grazie agli scavi iniziati nel 2000, nel MAR di Castro la collezione di opere originali della scultura greca raggiunge il numero di circa 20 esemplari in marmo e in calcare (pietra leccese), distinguendosi per le straordinarie qualità stilistiche e per le dimensioni eccezionali della statua di Atena e dei rilievi a racemi floreali, “abitati” da figure umane ed animali. In tal modo il MAR di Castro si pone come il secondo Museo in Puglia, subito dopo il MaRTA, di Taranto, per la presenza di opere della scultura greca.

 

Francesco D’Andria

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