Cuma approfondimenti

Cuma approfondimenti

Cuma – Approfondimenti

il lago averno

A Cuma, secondo la tradizione, era localizzato l’ingresso all’Averno e l’oracolo dei morti (ricordato dallo storico del IV sec. a.C. Eforo), che si trovava in origine vicino al mare, nei pressi di una sorgente creduta di acqua dello Stige. Il paesaggio infernale si completava con la palude Acherusia, l’attuale lago Fusaro. Nel corso del tempo, in seguito all’arrivo dei coloni greci, la localizzazione delle porte dell’Ade cambierà: nel libro VI dell’Eneide la sede della Sibilla e del culto oracolare sono ormai legate al tempio di Apollo sull’acropoli della città.
Il lago Averno

xvii secolo

Nel XVII secolo, fu ritrovato il famoso Gigante di Palazzo, fatto esporre nel 1668 da don Pedro Antonio d’Aragona nei pressi del Palazzo Reale a Napoli. Si tratta di un grande busto di Giove, in origine una statua seduta del dio, barbato e con una fluente capigliatura, coperto da un mantello poggiato sulle spalle. La scultura fu a lungo per i napoletani il simbolo del dissenso, della ribellione e della provocazione, quello che il cosiddetto “Pasquino” fu per Roma e il “Gobbo di Rialto” per Venezia: raccoglieva infatti lamentele, motti e sfottò anonimi che il popolo lasciava nei pressi della Statua, eletta a sua portavoce. Nel 1809, il Gigante dopo aver subito numerosi danneggiamenti e restauri, fu portato nelle Scuderie Reali, per poi entrare a soggiornare in via definitiva al Real Museo Borbonico di Napoli, attuale Museo Archeologico Nazionale.
Il Gigante di Palazzo

Colonizzazione greca d’Occidente

La colonizzazione fu un vasto fenomeno migratorio che interessò la Sicilia e l’Italia meridionale a partire dall’VIII secolo a.C. Si trattò di un massiccio spostamento di genti causato dalla crisi delle società greche d’origine, dovuta all’aumento di popolazione, a carestie, alla concentrazione della proprietà delle terre in mano a pochi. Nel giro di circa due secoli tutte le coste dell’Italia meridionale si trovarono ad essere controllate da città greche. Il gruppo di cittadini che si recava a fondare una nuova città diventava autonomo, parte di una nuova comunità indipendente sulla quale la madrepatria non aveva nessuna autorità.

lago di licola

Questo bacino interno, ora scomparso, in origine comunicante col mare aperto, fornì un approdo fin dai primi momenti di vita dell’insediamento e in seguito diventò il porto cittadino. I primi greci si insediarono dunque in una situazione lagunare, con ampie zone impaludate, al punto che già nell’ultimo quarto dell’VIII sec. a.C. si procedette ad una prima bonifica. Il lago fu interessato da una ambizioso progetto dell’imperatore Nerone, che avrebbe voluto realizzare un canale lungo ben 160 miglia, che doveva congiungere la zona flegrea, ed in particolare Pozzuoli, con Roma, creando un percorso sussidiario alla navigazione costiera marittima. Questa fossa navigabilis avrebbe sfruttato laghi e paludi costiere (laghi di Licola e Patria, paludi di Sessa Aurunca, di Fondi, i bacini lacustri della costa laziale fino alle lagune di Ostia) e doveva costituire l’asse portante di un vasto progetto di bonifica della pianura costiera. La morte di Nerone determinò l’abbandono dell’opera.
C.J. Vernet, Carlo III di Borbone a caccia di folaghe sul lago di Licola, 1746
(Napoli, Museo di Capodimonte)

battaglia di aricia

Secondo la tradizione nel 509 a.C. Tarquinio il Superbo, l’ultimo re della dinastia dei Tarquini, fu cacciato da Roma, dove fu instaurata la repubblica e il potere affidato da allora a due consoli. Poco dopo la giovane repubblica fu attaccata dal potente re etrusco di Chiusi, Lars Porsenna, alleato di Tarquinio. La strenua difesa dei Romani convinse Porsenna a stipulare la pace. Nel frattempo i Latini, approfittando del momento di difficoltà, si erano staccati da Roma e avevano offerto rifugio a Tarquinio. Per questo Porsenna aprì le ostilità contro di loro: lo scontro avvenne presso Aricia, nei Colli Albani, dove l’esercito etrusco, guidato da Arunte figlio di Porsenna, fu duramente sconfitto anche grazie all’aiuto dei Cumani guidati da Aristodemo.

tempio sannitico

Questo edificio, con alzati in tufo e tetti in terracotta decorata e dipinta alla maniera italica, presentava un fregio dorico con delle bellissime metope dipinte, esposte al Museo di Baia, che costituiscono un unicum nella decorazione architettonica dell’Italia centro-meridionale ed un rarissimo esempio di pittura non funeraria di età tardo-classica.
Fregio dorico dal tempio sannitico

Agrippa

A partire dagli anni 30 del I secolo a.C., il generale utilizzò i numerosi approdi dell’area flegrea per alloggiarvi la flotta, parzialmente riconvertendo ad uso militare i porti commerciali della colonia di Puteoli, ma anche i bacini interni che avevano fatto la fortuna dell’antica Cuma, e completandoli con le nuove strutture del cosiddetto Portus Iulius. A queste grandi realizzazioni marittime si affiancarono imponenti opere di ingegneria, come la serie di gallerie che collegavano tra loro i laghi flegrei, trasformati in darsene interne per facilitare l’approvvigionamento dei porti ed il rapido movimento delle truppe.

sibilla

Secondo la tradizione la Sibilla era creatura divina e umana al tempo stesso, scelta dal dio come portavoce per comunicare i suoi responsi: la sua immagine consueta è quella di sacerdotessa vaticinante in stato di ispirazione. Dagli autori antichi conosciamo la sua cupa vicenda: il dio Apollo le aveva concesso l’immortalità, ma non l’eterna giovinezza. Così invecchiò, diventando sempre più piccola e sottile, finché ne rimase solo la voce. I suoi responsi rimasero scritti, in greco, nei libri sibillini, così preziosi per i Romani che furono conservati prima nel tempio di Giove Capitolino e poi, con Augusto, nel tempio di Apollo. La figura della Sibilla cumana fu consacrata da una illustre tradizione storica che, nata nel mondo greco, travalicò il mondo romano e il cristianesimo, proseguendo nella produzione letteraria ed artistica umanistica e rinascimentale (per esempio in Petrarca, Boccaccio, Marsilio Ficino, Michelangelo).
Andrea del Castagno, La Sibilla Cumana, 1448-1451
(Firenze, Galleria degli Uffizi)
Michelangelo, La Sibilla delfica, 1508-1510
(Roma, Cappella Sistina)