Trapani Erice Segesta approfondimenti

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Trapani Erice Segesta – Approfondimenti

lazzaretto di trapani

L’edificio fu realizzato agli inizi del sec. XIX per iniziativa del tenente generale Giovan Battista Fardella. Sorge sull’isola di Sant’Antonio, oggi unita alla terraferma, dove nella prima metà del sec. XIII venne edificata la Chiesa di Sant’Antonio del Mare, che aveva la funzione di ospitare gli equipaggi delle barche sospette, presunti portatori di epidemie, per il periodo di quarantena.
Il Lazzaretto di Trapani

dedalo

Secondo la famosa leggenda il mitico artefice, inventore e architetto, era di Atene, da dove fu esiliato per aver ucciso per gelosia di mestiere il nipote Talos. Si recò così a Creta, presso il re Minosse, dove non solo costruì il Labirinto, ma anche una vacca di bronzo capace di contenere un essere umano: vi entrò Pasifae, la moglie di Minosse, e si accoppiò con un toro; il risultato fu la nascita del Minotauro, che fu imprigionato nel Labirinto costruito da Dedalo. Quando Minosse scoprì che lo stesso Dedalo era l’artefice della orrenda scultura di bronzo, lo rinchiuse con suo figlio nel Labirinto. Dedalo riuscì tuttavia a fuggire in volo, fabbricandosi le ali, e nella fuga perse il figlio Icaro. Giunse così in Sicilia, nella zona di Agrigento, alla corte del re sicano Cocalo, dove realizzò molte creazioni degne di meraviglia, fra cui anche l’inespugnabile cittadella di Camico. Ad Erice Dedalo, dopo aver realizzato la grandiosa opera di sostegno della rupe, avrebbe consacrato ad Afrodite Ericina un’arnia d’oro massiccio, lavoro straordinario che imitava in modo perfetto un’arnia vera. Ma giunse in Sicilia anche il re Minosse, in cerca di vendetta: Dedalo, con l’aiuto delle figlie del re Cocalo lo uccise cucinandolo con il vapore di una sorta di bagno turco. Come racconta Diodoro Siculo (4, 77-79) Il corpo del re cretese fu seppellito dai suoi compagni in una tomba monumentale nel territorio di Agrigento, tomba che divenne poi un luogo di culto sicano. Secondo Virgilio, dopo la Sicilia Dedalo si recò a Cuma.
Antonio Canova, Dedalo e Icaro, 1779
(Venezia, Museo Correr)
Pompei, casa dei Vettii. Dedalo mostra a Pasifae la vacca di bronzo

diodoro siculo

Lo storico siciliano, vissuto nel I sec. a.C., ce ne fornisce una immagine in epoca romana: “Quando i consoli, i generali, e tutti coloro che rivestono una carica arrivano in Sicilia, passano da Erice, onorano il tempio di Venere con sacrifici e offerte. Spogliandosi delle insegne della loro dignità, si danno ad allegri godimenti con le donne, ritenendo di rendersi così graditi alla dea”. L’allusione è all’istituto della prostituzione sacra, tipica delle divinità di origine orientale, diffuso in particolare in ambiente fenicio.

Agatocle

Di umili origini e inizialmente di parte democratica, si impossessò del potere e divenne tiranno di Siracusa tra il 360 e il 289 a.C. Tentò di trasformare la Sicilia in un vero e proprio regno ellenistico unitario sia attraverso azioni militari contro Cartagine e le popolazioni indigene, sia grazie ad una attenta rete di alleanze, ma la grande potenza di Cartagine fece fallire il suo progetto.
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