Nikopolis/Actium

Nikopolis/Actium

“So, beyond hope, achieving land at last, we purify ourselves for Jove, and light offerings on the altars, and celebrate Trojan games on the shore of Actium.”
(Eneid, III, 278-280) English prose by A.S. KLINE.

Nikopolis / Actium

The promontory of Actium, although it has not returned archaeological evidence, is considered a fundamental place for the history of Rome. In the arm of the sea in front of Actium, in fact, on September 2, 31 B.C. the famous naval battle took place that put an end to a long civil war, which began with the killing of Julius Caesar on March 15, 44 B.C. The clash took place between Octavian, representative of the traditional institutions of Rome and eager to obtain an “imperial” power, against Mark Antony, traitor of the Roman world and ally, and lover, of the Queen of Egypt Cleopatra.
According to the sources, Mark Antony and Cleopatra set up their camp right on the promontory of Actium, while Octavian chose the opposite side, that is, the place where the archaeological park of Nikopolis currently stands.
After winning the naval battle and obtaining the opportunity to rise to power, Octavian, about to acquire the imperial title of “Augustus”, decided to celebrate his success by founding, on the site of his camp, the settlement of Nikopolis (the “city of victory”). The center is located in a strip of land between the Ionian Sea and the Gulf of Ambracia and was built completely from scratch. Not being a site to continuity of life, the entire city constitutes an enormous archaeological park dipped in the green, that it preserves ancient structures in good state of conservation.
To the north there is the so-called “Proasteion”, an area outside the city where there are the structures that were used to run five-year competitions (the “Aziaci Games“). In particular, among the most preserved buildings, stand out the theater, the stadium, part of the gymnasium and the trophy built to celebrate the victory. The city center is well recognizable thanks to the two imposing walls: the largest dating back to the Augustan foundation, while the second, smaller, dated to the fourth-fifth century AD. The town, of regular plant, has returned numerous buildings of great beauty. Two private houses stand out, decorated with mosaics: the first is known as the “domus of Manio Antonino“, while the second is the “domus of Ekdikos Georgios“. These two large complexes are the most obvious proof of the wealth of some of the inhabitants of Nikopolis and how this center managed to prosper over the centuries. Among the most impressive public buildings is the Odeion, a large complex of theatrical form that could hold about 1600 people; also the so-called “Little Nymphaeum“, with its marine-themed decorations. The wealth of Nikopolis, however, does not end only in the structures of the first and full imperial age. As demonstrated by the existence of the Late Antiquity wall circuit, the city continued to be frequented even during the crisis of the Western Roman Empire and after its fall in 476 AD.
Although on a small scale, the urban center was endowed with new homes, although modest, and at least two basilicas: the so-called “Basilica A” and “Basilica B“. We must finally remember the necropolis. Although there are five necropolis located immediately outside the gates of the walls of the Augustan age, the most visible nucleus is that of the North necropolis, dating from the 1st to the 4th century AD, which includes some monumental tombs that still stand out in the surrounding landscape. Last two areas of interest, although slightly decentralized from the core of the archaeological park, are the museum, where you can find the collection of the main finds found during the excavations conducted in Nikopolis by the will of the Ephorate for Antiquities of Ioannina and the Scientific Committee of Nikopolis, and the so-called “Basilica D”, rich in decorated floors.

Approfondimenti

Informazioni aggiuntive

La città è strettamente legata al racconto del mitico viaggio di Enea, cantato da Virgilio nell’Eneide, come punto di arrivo dell’eroe troiano sulle coste laziali.
Secondo la tradizione ripresa da Virgilio, infatti, appena sbarcato Enea fece il primo sacrificio, in un luogo presso il fiume Numico (oggi Fosso di Pratica: Numico_1), dove poi sarebbe sorto un santuario dedicato a Sol Indiges. Inseguendo una scrofa bianca gravida, l’eroe percorse una distanza di 24 stadi: qui la scrofa partorì trenta piccoli e il prodigio offrì ad Enea un segno della volontà degli dei di fermarsi e fondare una nuova città. L’eroe incontrò Latino, il re della locale popolazione degli Aborigeni, il quale, dopo aver consultato un oracolo, capì che i nuovi arrivati non dovevano essere considerati degli invasori, ma come uomini amici da accogliere. Enea sposò dunque la figlia di Latino, Lavinia, e fondò la città di Lavinium, celebrando la nascita di un nuovo popolo, nato dalla fusione tra Troiani e Aborigeni: il popolo dei Latini. Il mito racconta che Enea non morì, ma scomparve in modo prodigioso tra le acque del fiume Numico e da questo evento fu onorato come Padre Indiges: Il padre capostipite.

La piazza pubblica della città aveva una pianta rettangolare, ornata sui lati lunghi da portici, su cui si aprivano diversi edifici: uno di questi aveva forse la funzione di “Augusteo”, luogo dedicato al culto imperiale, come sembra indicare il ritrovamento di splendidi ritratti degli imperatori Augusto, Tiberio e Claudio. Sul lato corto occidentale si affacciavano un edificio elevato su un podio, forse la Curia (luogo di riunione del governo locale), e un tempio, risalente ad età repubblicana.

Il santuario, situato ad est della città antica, era dedicato alla dea Minerva, che a Lavinium è dea guerriera, ma anche protettrice dei matrimoni e delle nascite. È stato trovato un enorme scarico di materiale votivo databile tra la fine del VII e gli inizi del III sec. a.C., costituito soprattutto da numerose statue in terracotta raffiguranti soprattutto offerenti, sia maschili che femminili, alcune a grandezza naturale, che donano alla divinità melograni, conigli, colombe, uova e soprattutto giocattoli: le offerte simboleggiano l’abbandono della fanciullezza e il passaggio all’età adulta attraverso il matrimonio


Eccezionale il ritrovamento di una statua della dea, armata di spada, elmo e scudo e affiancata da un Tritone, essere metà umano e metà pesce: questo elemento permettere di riconoscere nella raffigurazione la Minerva Tritonia venerata anche in Grecia, in Beozia, e ricordata da Viirgilio nell’Eneide (XI, 483): “armipotens, praeses belli, Tritonia virgo” (O dea della guerra, potente nelle armi, o vergine tritonia…)

Il culto del santuario meridionale nasce in età arcaica ed era caratterizzato da libagioni. Nella fase finale il culto si trasforma invece verso la richiesta di salute e guarigione, documentato dalle numerose offerte di ex voto anatomici. Sono state trovate iscrizioni di dedica che ricordano
Castore e Polluce (i Dioscuri) e la dea Cerere. La molteplicità degli altari e delle dediche è stata interpretata come testimonianza del carattere federale del culto, quindi legato al popolo latino nel suo insieme: ogni altare potrebbe forse rappresentare una delle città latine aderenti alla Lega Latina, confederazione che riuniva molte città del Latium Vetus, alleatesi per contrastare il predominio di Roma.

Dionigi di Alicarnasso, vissuto sotto il principato di Augusto, afferma di aver visto in questo luogo, ancora al suo tempo, nel I sec. a.C., due altari, il tempio dove erano stati posti gli dèi Penati portati da Troia e la tomba di Enea circondata da alberi: «Si tratta di un piccolo tumulo, intorno al quale sono stati posti file regolari di alberi, che vale la pena di vedere» (Ant. Rom. I, 64, 5)
Alba

Lavinium fu considerata anche il luogo delle origini del popolo romano: all’immagine di Roma nel momento della sua espansione e della crescita del suo potere era utile costruire una discendenza mitica da Enea, figlio di Venere, onorato per le sue virtù, per la capacità di assecondare gli dèi; di conseguenza si affermò anche la tradizione per la quale Romolo, il fondatore di Roma, aveva le sue origini, dopo quattro secoli, dalla medesima stirpe di Enea.
Secondo questa tradizione Ascanio Iulo, il figlio di Enea, aveva fondato Alba Longa, città posta presso l’attuale Albano, dando l’avvio a una dinastia, che serviva per colmare i quattrocento anni che separano le vicende di Enea (XII sec. a.C.) dalla fondazione di Roma (VIII se. a.C.), quando, dalla stessa stirpe, nacquero i gemelli Romolo e Remo, secondo la tradizione allattati da una lupa. Questi erano dunque i nipoti del re di Alba Longa. La madre era Rea Silvia e il padre il dio Marte. Romolo uccise Remo e poi fondò Roma nel 753 a.C. Lavinium diventava così la città sacra dei Romani, dove avevano sede i “sacri princìpi del popolo romano”.

Il Borgo sorge su una altura occupata nell’antichità dall’acropoli di Lavinium. In età imperiale vi sorge una domus, testimoniata da pavimenti in mosaico in bianco e nero (Borgo_1). Una civitas Pratica è ricordata per la prima volta in un documento del 1061, mentre nell’epoca successiva si parla di un castrum che fu di proprietà del Monastero di San Paolo fino al 1442. La Tenuta di Pratica di Mare, comprendente anche il Borgo, allora definito “Castello” (Borgo_2), divenne poi proprietà della famiglia Massimi e in seguito fu acquistata nel 1617 dai Borghese. Il principe Giovan Battista, nel tentativo di valorizzare il territorio con l’agricoltura, ristrutturò il villaggio nella forma che ancora oggi rimane, caratteristica per la sua pianta ortogonale e la sua unitarietà. Dalla metà dell’Ottocento la malaria, che devastava la campagna romana, causò lo spopolamento del borgo, finché Camillo Borghese dal 1880 si impegnò nell’opera di ricolonizzazione, restaurando il palazzo e intervenendo con una importante opera di riassetto della tenuta, dove fu impiantata una singolare vigna a pianta esagonale. Il Borgo e la tenuta rappresentano una preziosa area monumentale e agricola ancora intatta all’interno della zona degradata di Pomezia e Torvaianica.

Learn more: K.L. Zachos, An archaeological guide to Nicopolis, Monuments of Nicopolis 10, Atene 2015.
INTRODUCTION

One of the most significant stages of Aeneas' long journey through the Mediterranean is the stop at the promontory of Actium (western Greece). In this place, at the entrance of the Gulf of Ambracia, was conducted the naval battle that officially began the Imperial Age of Rome. The concrete trace of the armed conflict is the city of Nikopolis ("the city of Victory"), founded by Augustus and extraordinarily well preserved in all its phases of life, from the first century B.C. until the eleventh century A.D.

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