L’incontro tra Enea e Diomede per la restituzione del Palladio

Benevento, sebbene assente nell’itinerario virgiliano di Enea, è un’importante tappa terrestre citata da Procopio di Cesarea. Lo storico bizantino, nel narrare l’occupazione del Sannio da parte di Belisario nel secondo anno della guerra greco-gotica (535-553), riporta la notizia di Benevento quale luogo d’incontro tra Enea e Diomede per la restituzione del Palladio: “… Fu essa già fondata da Diomede, figlio di Tideo, quand’egli fu espulso da Argo dopo la presa d’Ilio. Ed ei lasciò una memoria di sé in quella città nei denti del cinghiale Calidonio, che lo zio di lui Meleagro aveva ricevuto in premio della caccia; i quali fino al tempo mio trovansi colà, spettacolo degno d’esser veduto, avendo essi in lor figura lunata un perimetro di non meno che tre palmi. Colà dicono pure che Diomede s’incontrasse con Enea, figlio di Anchise, reduce da Ilio, e che desse a lui, secondo l’oracolo, il simulacro di Pallade, cui egli insieme con Ulisse avea rapito quando già ambedue come esploratori erano andati ad Ilio, pria che questa città fosse presa dai Greci; poiché dicono che poscia l’oracolo a lui malato che l’interrogava circa la sua malattia, rispondesse che mai egli non ne guarirebbe se quel simulacro non desse a un Troiano.” (Procopio di Cesarea, Bellum Gothicum, libro I, cap. XV, Garzanti, 2005)

Attesta Marina R. Torelli in “Benevento romana” (L’Erma, 2002): “Solo lo storico bizantino registra una notizia, che non è documentata in nessuna delle fonti a noi pervenute, ma che a suo dire era ancora vitale ai suoi tempi, secondo la quale l’incontro tra Enea e Diomede con la consegna del Palladio sarebbe avvenuto a Benevento. Proprio qui il simulacro, frutto del furto operato da Ulisse e dallo stesso Diomede al momento della caduta di Troia, sarebbe passato dalle mani dell’eroe argivo in quello del futuro fondatore di Roma. Ad indurre a tale gesto Diomede, afflitto da grave malattia, sarebbe stato il responso di un oracolo che prometteva a lui la guarigione, se avesse consegnato nelle mani di un troiano l’effigie della dea.”

Procopio riesce, così, a mette in relazione la saga di Diomede con le vicende legate alla fondazione di Roma e con il mito di Enea, promuovendo Benevento a luogo simbolico di una cultura dell’accoglienza  e della pace.

Con l’adesione della città di Benevento, avvenuta con deliberazione della Giunta Comunale del 10 luglio 2020, si è avviata la fase di ampliamento della rete di itinerari terrestri collegati al progetto Rotta di Enea e alle tappe del viaggio delle navi troiane descritto nell’Eneide. Il capoluogo sannita, che vanta una grande e antica tradizione storica dell’Appennino campano, si ricollega al sito costiero di Cuma. 

Diomede con il Palladio in mano fu il soggetto di una statua di Kresilas, eseguita intorno al 440-430 a.C., di cui sono giunte alcune copie: una di queste è conservata a Monaco e un’altra forse realizzata da un copista di età adrianea, è stata rinvenuta nell’Antro della Sibilla di Cuma. 

La statua beneventana di Diomede, relegata nell’androne della Rocca dei Rettori, è copia di quella in marmo proveniente da Cuma, con il braccio sinistro spezzato che certamente doveva sostenere il Palladio, conservata presso il museo MANN di Napoli.

L’Associazione Rotta di Enea ha chiesto ufficialmente l’inclusione della suddetta statua di Diomede nel nuovo percorso di visita del Museo del Sannio, unitamente all’indicazione dell’itinerario europeo.

 

(Anna Maria Mollica)

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