Delo approfondimenti

delo approfondimenti

Delo – Approfondimenti

apollo

Apollo era una delle divinità principali del mondo greco. Figlio di Zeus e Leto, era il dio del Sole, protettore delle arti, della poesia e della musica. Ad Apollo è associato anche il dono della profezia e, con funzione oracolare, era celebrato nei santuari di Delfi e Delo. Nell’epica è sempre schierato a protezione dei Troiani. Il suo culto è attestato anche a Roma almeno a partire dal V secolo a.C. ma divenne particolarmente importante durante il principato di Augusto. L’imperatore, infatti, riconobbe nel favore di Apollo il motivo delle vittorie contro gli avversari politici e dell’ottenimento del potere. Proprio per celebrare la vittoria contro Sesto Pompeo a Nauloco nel 36 a.C. e quella contro Marco Antonio ad Azio nel 31 a.C., Augusto fece erigere un tempio di Apollo sul Palatino, nella sua proprietà. Per suggellare il legame, inoltre, le fonti letterarie sostengono che l’imperatore fosse figlio del dio: Azia, la madre di Augusto, sarebbe stata fecondata da Apollo in sembianze di serpente e dall’unione dei due sarebbe nato, come racconta Svetonio, un “raggio di sole”.
Statua di Apollo c.d. del Belvedere
(copia romana di un originale greco del 330 - 320 a.C., Roma, Musei Vaticani).
Vaso Portland. Possibile rappresentazione di Azia fecondata da Apollo in forma di serpente
(età augustea, Londra, The British Museum).

Lega Delio-Attica

La Lega Delio-Attica fu una confederazione di città greche istituita nel 478/477 a.C., dopo la vittoria di Salamina con lo scopo di combattere l’invasione dei Persiani. Essa comprendeva tra le 150 e le 173 città, poste sotto la direzione generale di Atene, tenute a pagare un tributo annuale per il sostenimento delle spese belliche. La sede della Lega era Delo, presso il cui santuario di Apollo si tenevano i congressi ed era custodito il tesoro derivante dai tributi. Sebbene inizialmente la confederazione considerasse tutte le città pari tra loro, con il passare degli anni Atene assunse un potere egemonico sugli altri centri e la Lega si trasformò in una sorta di “impero”. Pericle nel 454 a.C. trasferì il tesoro ad Atene e, da quel momento in poi, tutte le vicende che caratterizzarono la confederazione fino al suo scioglimento – nel 404 a.C.- dipesero dalle mire politiche di questa città.
Ritratto di Pericle con elmo corinzio
(Copia romana di un originale greco del 430 a.C. circa, Roma, Musei Vaticani).

pirati

Le devastazioni di Delo dell’88-86 a.C. e del 69 a.C. si inseriscono nel contesto storico delle Guerre Mitridatiche, tre conflitti combattuti tra Roma e Mitridate VI, re del Ponto, nel periodo compreso tra l’89 a.C. ed il 63 a.C. Mitridate, nella sua politica espansionistica volta alla conquista dei territori romani in Asia Minore e alla loro “liberazione”, non si servì soltanto del suo esercito ma si alleò con i pirati che infestavano da lungo tempo il Mare Egeo.
Ritratto di Mitridate VI, re del Ponto, nelle sembianze di Eracle
(I secolo a.C., Parigi, Musée du Louvre).

Con il sostegno di Mitridate i pirati aumentarono notevolmente di numero, raggiungendo la quota – secondo Plutarco – di almeno 1000 navi e saccheggiando più di 400 città e santuari. Particolarmente preoccupanti si rivelarono soprattutto gli attacchi agli snodi commerciali romani – tra cui lo stesso “porto franco” di Delo – e alle località di produzione del grano destinato a Roma.
Tra gli interventi dei Romani per fermare le scorrerie, particolarmente famosa è la Guerra Piratica di Pompeo, svoltasi nel 67 a.C., che permise di sgominare definitivamente le bande in soli quaranta giorni, conquistando le aree che costituivano i loro covi: Creta, le coste della Licia, della Panfilia e, soprattutto, della Cilicia.

Ritratto di Pompeo Magno
(Età augustea, da un prototipo del 70-60 a.C., Venezia, Museo Archeologico Nazionale).

tre templi

Nel santuario di Apollo sono presenti tre templi dedicati al dio. Il più antico, della seconda metà del VI secolo a.C. ed attribuito al tiranno ateniese Pisistrato, è definito “Porinos Neòs” – il “Tempio di poros” – per il materiale con cui venne realizzato. Esso era costituito da un pronao di ingresso con due colonne ioniche sulla fronte, che immetteva nella cella in cui era conservata la statua di Apollo, opera di due artisti di Naxos. Il secondo edificio, invece, è noto con il nome di “Gran Tempio” ed era periptero, dorico, esastilo. La sua costruzione iniziò, probabilmente, quando Delo divenne sede della Lega Delio-Attica (478/477 a.C.) ma fu sospesa nel 454 a.C., in occasione dello spostamento del tesoro della Lega ad Atene. Ottenuta la liberazione dell’isola dal giogo ateniese, i lavori ripresero nel 314 a.C. ma non furono completati. La terza struttura, infine, è chiamata “Tempio degli Ateniesi” o “Tempio delle Sette Statue”: si trattava di un edificio anfiprostilo esastilo, di ordine dorico, inaugurato dal comandante ateniese Nicia nel 417 a.C. Il riferimento alle sette statue deriverebbe dal fatto che al suo interno furono alloggiate sette immagini di divinità, poste su un unico basamento curvilineo.

Monumento dei Tori

Il Monumento dei Tori è un edificio di forma allungata, posto nel settore orientale del santuario di Apollo. Il suo nome deriva da alcune decorazioni architettoniche raffiguranti delle protomi taurine, ma l’elemento caratteristico è il suo legame con il mare: si trattava, infatti, di un Neorion, una struttura adibita all’alloggiamento di una nave. In questo caso, l’imbarcazione venne dedicata ad Apollo per celebrare una vittoria. Tradizionalmente si ritiene che la dedica fu voluta dal re macedone Antigono Gonata per celebrare la vittoria contro l’Egitto tolemaico a largo di Kos, avvenuta tra il 262 a.C. ed il 255 a.C. Tuttavia l’analisi stilistica del monumento porterebbe a ritenere la struttura più antica: un’opera di Demetrio Poliorcete, il padre di Antigono, per onorare la sua vittoria navale a Salamina di Cipro nel 306 a.C., oppure una dedica ateniese del periodo compreso tra il 330 ed il 315 a.C
Il Monumento dei Tori

Oikos dei Nassi

L’ Oikos dei Nassi è posto nel settore sud-occidentale del santuario di Apollo. Inserito in un’area ricca di monumenti dedicati dagli abitanti di Naxos, tra cui il cosiddetto Colosso e la stoà, questo edificio è generalmente ritenuto un “tesoro” – un luogo in cui i Nassi depositavano le loro offerte ad Apollo – ma non si esclude una sua originaria funzione come tempio del dio. La struttura fu impiantata nel VII secolo a.C. ed era costituita, in origine, da un vestibolo distilo di ingresso ed un corpo centrale diviso in due navate da una fila di colonne. Intorno alla metà del VI secolo a.C. lungo il margine orientale dell’edificio venne aggiunto un portico (prostòon). Il complesso era interamente realizzato in marmo nassio ed avrebbe avuto il primo tetto in marmo attestato a Delo. Sulla scia di questa ipotesi, si è tentato di associare la realizzazione della copertura dell’oikos a Byzes: l’artigiano nassio che avrebbe inventato questo tipo di tetto.

Agorà degli Italici

L’Agorà degli Italici è una grande piazza quadrangolare posta tra il santuario di Apollo ed il Lago Sacro. È costituita da un ampio spazio centrale scoperto circondato, sui quattro lati, da un muro di cinta e da un portico a due piani. Tra gli ambienti spiccano particolarmente un propileo di ingresso, lungo il margine occidentale, ed un complesso termale nel settore Nord. Sul cortile centrale si aprono anche numerose nicchie ospitanti statue ed altre decorazioni celebrative, mentre gli ambienti identificati come magazzini hanno l’ingresso rivolto verso l’esterno.
Il complesso è datato tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C. e si inserisce nel quadro storico della trasformazione di Delo in “porto franco”, operata dai Romani nel 166 a.C.
Si ritiene che questa agorà fosse la sede dei mercanti provenienti dall’Italia, come dimostrato dalle iscrizioni dedicatorie rinvenute – recanti nomi di evergeti principalmente di tale provenienza geografica – ma non mancano altre proposte d’utilizzo: luogo del mercato degli schiavi – per cui Delo era particolarmente famosa – oppure un’area dedicata ad attività sportive.

L’Agorà degli Italici

Sede dei Poseidoniasti di Beirut

L’esistenza di una Sede dei Poseidoniasti di Beirut è una chiara dimostrazione della varietà culturale che caratterizzò il centro di Delo, in particolare dopo il 166 a.C. Questo complesso era il luogo di riferimento di un gruppo di mercanti che, sotto la protezione di Poseidone e degli altri dèi patri, avevano costituito una associazione di ‘commercianti, armatori e depositari’, come dichiarato nell’iscrizione dedicatoria. La struttura era già in costruzione nel 153/152 a.C. e si compone di varie aree funzionali: a Nord-Ovest c’è una corte scoperta (probabilmente per lo svolgimento delle transazioni commerciali); a Nord-Est, invece, è presente un peristilio con una cisterna centrale; a Sud si trovavano degli alloggi. Il lato occidentale era occupato da un’area sacra, dotata di quattro vani. Tre di essi ospitavano, rispettivamente, le immagini sacre della dea Roma – a dimostrazione che era per i buoni uffici di Roma che i mercanti di Beirut svolgevano i loro proficui commerci – di Poseidone e di Astarte
La Sede dei Poseidoniasti

abitazioni

Nell’area archeologica di Delo sono conservati i resti di numerose abitazioni di lusso. La maggior parte di esse venne edificata tra il II secolo a.C. e gli inizi del I secolo a.C., quando l’isola divenne “porto franco” ed accolse un numero esponenziale di mercanti provenienti da tutto il Mediterraneo centro-orientale. La sontuosità delle residenze e la disponibilità economica dei proprietari è dimostrata sia dall’articolazione dei complessi – la maggior parte dei quali dotata di un peristilio centrale su cui si aprivano diversi ambienti, e a volte sviluppati anche su più piani, come nel caso della Casa di Hermes – sia dagli apparati decorativi. Molte delle abitazioni, infatti, sono denominate sulla base dei finissimi mosaici straordinariamente ben conservati – come la Casa dei Delfini, la Casa delle Maschere e la Casa del Tridente– oppure di sculture rinvenute al loro interno, tra cui la Casa di Hermes e la Casa del Diadumeno
Mosaico pavimentale raffigurante un tridente
(Seconda metà del II – inizi I secolo a.C., Delo, Casa del Tridente).
La Statua di Diadumeno, l’atleta che si cinge il capo con la benda della vittoria
(Copia, da Delo, di I secolo a.C. dell’originale di Policleto del 450-425 a.C., Atene, Museo Archeologico Nazionale). Sede dei Poseidoniasti

Dèi stranieri

La Terrazza degli dèi stranieri è una vasta area che ospitava un santuario dedicato alle divinità siriache ed il più grande luogo di culto delle divinità egizie attestato a Delo: il Serapeion C. Il santuario delle divinità siriache era dedicato alla dea Atargatis (assimilata alla greca Afrodite) e al dio Hadad (identificato con Zeus) e venne edificato almeno a partire dalla metà del II secolo a.C. Il complesso si compone di un porticato che permetteva l’accesso ad una terrazza, su cui si impiantava un piccolo teatro: qui potevano radunarsi circa 400 persone e venivano svolte le pratiche connesse al culto. Una serie di altri ambienti completavano la struttura, inizialmente concepita come un luogo privato, ma divenuto sede pubblica tra il 128/127 ed il 112/111 a.C. Il Serapeion C, invece, è un’area dotata di due cortili con portici colonnati e quattro edifici di culto costruita agli inizi del II secolo a.C. Le divinità principali del santuario erano Iside, Serapide ed Anubi, ma si ritiene che nel tempio meridionale fosse venerata un’ulteriore divinità: forse Hydreios, la personificazione dell’acqua, data la presenza di una grande vasca nella zona della cella. Ma a Delo c’erano almeno altri due luoghi di culto alle divinità egizie, a dimostrazione degli interessi prevalenti dei mercanti egiziani sostenuti dalla monarchia dei Tolomei.
Il Serapeion C

feste delie

Le Feste Delie erano delle celebrazioni penteteriche di origine molto antica. Secondo la tradizione, queste festività vennero istituite dall’eroe Teseo di ritorno da Creta – dopo aver ucciso il Minotauro –e in questa occasione sarebbe stata eseguita per la prima volta la cosiddetta “Danza della Gru”, che avrebbe rievocato le vicende avvenute nel mitico Labirinto.
Le celebrazioni vennero rielaborate dagli Ateniesi dopo la “purificazione” di Delo del 426 a.C. e, sebbene si trattasse di un evento che accomunava tutti i popoli di stirpe ionica, essi ricoprirono sempre un ruolo predominante: cori di giovani si recavano a Delo insieme ad altri rappresentanti della città, alle vittime sacrificali e alle offerte, per una festa che durava almeno due giorni e che prevedeva anche gare ed agoni. Per tutto il periodo, inoltre, erano sospese le azioni giudiziarie e le esecuzioni capitali.
I premi per i vincitori delle specialità consistevano in corone di alloro e rami di palma; la pianta a cui Leto si sarebbe appoggiata durante il parto e simbolo delle celebrazioni, come suggerirebbe la “Palma di Nicia”: una palma in bronzo dedicata nel 417 a.C., in occasione della processione da lui organizzata.

Decorazione interna di una kylix attica a figure rosse. Teseo lotta contro il Minotauro
(500 – 470 a.C., Bologna, Museo Civico Archeologico).