La dieta Mediterranea

“Ho letto con molto interesse il progetto “Itinerario Culturale Rotta di Enea” e credo che possa ben sposarsi con le finalità che vedono impegnato quotidianamente lo staff della Cattedra Unesco – Educazione alla Salute ed allo sviluppo sostenibile. In considerazione degli obiettivi ambiziosi e degli importanti risultati scientifici e di supporto alla diffusione di una cultura che abbia al centro la tutela della salute e dello sviluppo sostenibile, intendo comunicarle l’adesione al progetto al fine di avviare di attività di collaborazione legate all’alimentazione Mediterranea e alla promozione dello stato di salute della popolazione agendo sui fattori culturali, nutrizionale e ambientali della salute”.

Con queste parole la Prof. Annamaria Colao, Coordinatore della Cattedra UNESCO “Educazione alla Salute e allo sviluppo sostenibile” Università degli Studi di Napoli – Federico II, ci ha comunicato l’adesione al progetto Rotta di Enea.

Il paradigma della mescolanza mediterranea trova una delle molte affascinanti declinazioni dell’Itinerario Culturale Rotta di Enea nel patrimonio immateriale UNESCO della Dieta Mediterranea, frutto dell’intreccio tra tradizioni locali e tradizioni mediterranee comuni, contrastando così ideologiche contrapposizioni tra locale e globale e in nome del valore dell’incontro come forma generatrice di cultura e sviluppo economico e civile.

La dieta mediterranea patrimonio immateriale UNESCO nasce in Cilento

La dieta mediterranea comprende una serie di competenze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni concernenti la coltivazione, la raccolta, la pesca, l’allevamento, la conservazione, la cucina e soprattutto la condivisione e consumo di cibo. Mangiare insieme è la base dell’identità culturale e della continuità delle comunità nel bacino Mediterraneo. La dieta mediterranea enfatizza i valori dell’ospitalità, del vicinato, del dialogo interculturale e della creatività e rappresenta un modo di vivere guidato dal rispetto della diversità. Essa svolge un ruolo vitale in spazi culturali, festival e celebrazioni riunendo persone di tutte le età e classi sociali; include l’artigianato e la produzione di contenitori per il trasporto, la conservazione e il consumo di cibo, compresi piatti di ceramica e vetro. Le donne giocano un ruolo fondamentale nella trasmissione delle conoscenze della dieta mediterranea.

Nel 1944, il noto fisiologo americano Ancel Keys, affascinato dalle abitudini alimentari della popolazione del Cilento, decise di approfondire i suoi studi trasferendosi in un piccolo paese chiamato Pollica al fine di individuare eventuali rapporti tra l’alimentazione meridionale e le malattie moderne. Il lavoro di Keys permise di rilevare che la bassa incidenza di malattie cardiovascolari fosse dovuta alle abitudini alimentari adottate da queste popolazioni. La dieta, intesa come stile di vita, si basava sul consumo di amidi (pane e pasta), cibi vegetali (frutta, cereali, ortaggi di stagione, legumi), olio di oliva e qualche variazione con pesce e carne.
Il 16 Novembre 2010, l’UNESCO ha iscritto la Dieta mediterranea nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, su proposta di Italia, Spagna, Grecia e Marocco, definendola “un insieme di competenze, conoscenze, riti, simboli e tradizioni, che vanno dal paesaggio alla tavola”.

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