Il paesaggio e la “natura di Enea”: dall’ambiente dell’Antica Lavinium al paesaggio di oggi, tra storia, natura e mito

Una delle peculiarità dell’antica Lavinium deriva dall’integrazione tra patrimonio archeologico e paesaggio, rilevabile nel messaggio poetico e metaforico dell’Eneide Virgiliana così come nell’iconografia botanica dell’Ara Pacis, opere strettamente legate al ruolo della natura nel programma politico-culturale di rigenerazione voluto da Augusto.

Grazie alle importanti emergenze archeologiche e naturalistiche che lo caratterizzano, questo sito offre l’occasione di percorsi di visita in grado di interconnettere le valenze storiche dei luoghi con quelle della natura, sottolineandone la visione ad essi data dall’uomo antico.

Rispetto al paesaggio antico, l’area ha subito profonde modificazioni nel corso dei secoli ed in particolare nel corso del XX secolo, sia per fenomeni naturali, quali il progressivo allontanamento della linea di costa e la variazione dell’estensione delle aree umide retrodunali, oltre che a fenomeni legati al vulcanesimo, ma anche per l’azione dell’uomo, con le bonifiche di inizio ‘900 e con lo sviluppo più recente di un nuovo conglomerato urbano e industriale.

Sono però rimasti significativi elementi residuali di varie tipologie di boschi: dalle tracce di leccete e sugherete mediterranee nelle esposizioni più calde, ai più freschi querceti caducifogli nelle aree di versante, fino ai laureti negli aspetti più umidi volti a settentrione.

Per queste presenze residuali, le aree di forra e di vallone alle spalle dell’antico borgo sono state incluse all’interno dei Siti di importanza Comunitaria della Rete Natura 2000 istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”. A queste tipologie si associano, in un complesso mosaico, sia diverse tipologie di vegetazione igrofila delle aree sorgive e ripariali, con formazioni a giunchi, iris e canne, che quelle legate all’azione dell’uomo per le attività di taglio, pascolo e incendio, con il conseguente sviluppo di aspetti nitrofili di asfodeleti, cardeti, urticeti, roveti, felceti, oltre a estesi appezzamenti agricoli che conservano ancora il fascino bucolico di un paesaggio rurale ormai cristallizzato nell’immagine della Campagna Romana consolidatasi dal medioevo ad oggi.

Tutto ciò genera un paesaggio di grande valenza naturalistica e fortemente evocativa, ascrivibile alla definizione di “paesaggio culturale” dell’UNESCO e pertanto risulta necessario assicurare la protezione del patrimonio naturale e culturale attraverso politiche specifiche, servizi di conservazione e valorizzazione e ricerca scientifica.

Nel progetto di valorizzazione in corso, i percorsi e gli allestimenti didattici da sviluppare dovranno essere finalizzati in primo luogo ad una rilettura del paesaggio antico, a suggerire la percezione della natura del cives romanus, utilizzando la presenza di alcune specie vegetali ricorrenti nel paesaggio o anche immortalate nelle sculture, e ad aspetti legati alla realtà attuale, sottolineandone gli elementi di rilievo e l’eventuale valenza relittuale.

Giulia Caneva

 

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