Nikopolis approfondimenti

Nikopolis/azio approfondimenti

Nikopolis/Azio – Approfondimenti

Giochi aziaci

I “Giochi Aziaci” erano delle festività, a cadenza quinquennale, celebrate per volere di Ottaviano Augusto, per commemorare la vittoria nella battaglia navale di Azio. Sebbene questi agoni siano diventati particolarmente importanti durante l’impero di Augusto, le fonti lasciano pensare che i “Giochi Aziaci” venissero celebrati dagli Acarnani ad Azio almeno a partire dal 425 a.C. e che si svolgessero presso il locale tempio dedicato ad Apollo.
Quando Augusto fondò Nikopolis, spostò la sede dei giochi presso il “Proasteion” della nuova città, dove realizzò una nuova area dedicata ad Apollo ed ingrandì il preesistente tempio di Azio. I “Giochi Aziaci” comprendevano diverse discipline, quali, in particolare, gare di atletica, agoni musicali, poetici e drammatici, corse di cavalli, gare di pugilato e lotta.

teatro

Il teatro di Nikopolis conserva ancora intatta buona parte della sua struttura.

Il teatro
(da Zachos, Pavlidis, Tranoylidis 2015).
La cavea – un elemento semicircolare destinato ad ospitare le gradinate per gli spettatori- è impostata su alte sostruzioni artificiali, facendo rientrare questo edificio nella categoria dei teatri di “tipo romano” (quelli di “tipo greco”, invece, sfruttavano la pendenza delle colline). L’accesso ai posti a sedere avveniva tramite tre corridoi (vomitoria), disposti simmetricamente e con copertura a volta. Ai piedi della cavea si trova l’orchestra: un’area pianeggiante, disposta tra le gradinate ed il palcoscenico, dove si posizionava il coro di accompagnamento alle opere teatrali. Il palcoscenico, infine, inserito in un edificio più complesso e comprendente anche tutti gli ambienti delle quinte, si sviluppava su due piani. Il teatro fu costruito durante l’età augustea e subì una ristrutturazione nel II secolo d.C. L’edificio fu abbandonato, presumibilmente, intorno alla fine del III secolo d.C.
Ricostruzione del teatro
(da Zachos, Pavlidis, Tranoylidis 2015).

trofeo

Il trofeo di Azio è una struttura costruita per volere di Ottaviano, ormai diventato Augusto, per celebrare la vittoria nella battaglia navale contro Antonio e Cleopatra. L’edificio è posto nella zona del “Proasteion” di Nikopolis, sul luogo dove Ottaviano avrebbe posizionato il suo accampamento prima dello scontro. La terrazza superiore ospitava un porticato ‘a Π’, con pareti interne riccamente affrescate e ornate da terrecotte architettoniche (alcuni frammenti ritrovati mostrano rappresentazioni di delfini e la Lupa intenta ad allattare i due gemelli Romolo e Remo). Il muro di contenimento della terrazza era decorato con 36 rostri sottratti alle navi nemiche. Al di sopra di essi c’era l’iscrizione che celebrava la vittoria e la dedica del monumento, e grazie ai resti di questa epigrafe è stato possibile proporre una datazione del trofeo compresa tra l’11 gennaio del 29 a.C. ed il 16 gennaio del 27 a.C. L’edificio fu, in seguito, interessato da rifacimenti, a causa di problemi strutturali determinati dalle condizioni geologiche della collina. Il primo intervento risale all’età neroniana (tra il 66 e il 67 d.C.), mentre un secondo è del IV secolo d.C.
Ricostruzione del trofeo di Augusto. In basso, i rostri delle navi nemiche
(da Zachos 2015).

cinte murarie

Nikopolis fu dotata nell’arco dei secoli di due cinte murarie. La prima, di maggiori dimensioni, pari a quasi 5 km, venne costruita durante l’impianto della città in età augustea. Il secondo circuito murario, invece, risale all’età tardoantica.
Le mura tardoantiche di Nikopolis
(da Zachos 2015).

Ha dimensioni molto ridotte rispetto al precedente (circa 2 km di lunghezza) e testimonia la scelta di continuare ad abitare solo una piccola porzione della città. Queste mura sono state in parte costruite sfruttando il circuito precedente, in parte realizzate completamente da zero, e presentano soltanto due porte di accesso.

Tratto occidentale interno delle mura tardoantiche e porzione della porta Ovest.
Una serie di elementi, tra cui la presenza di un numero davvero considerevole di torri di guardia (circa una trentina), fanno ritenere che queste nuove mura furono realizzate a causa di pressanti esigenze difensive, sulle quali sono state formulate diverse ipotesi: incursione degli Eruli nel III secolo d.C., oppure dei Visigoti nel 380 d.C. e nel 395 d.C., o ancora gli attacchi dei Vandali nel 467 d.C. e nel 474/475 d.C., l’arrivo degli Ostrogoti nel 551 d.C., infine un’incursione slava nel 587 d.C.

Domus di manio antonio

La “domus di Manio Antonino” è una grande abitazione privata
La “Domus di Manio Antonino”. A destra, un tratto delle mura tardoantiche
(da Zachos 2015).

situata al centro della città, che spicca sia per le sue dimensioni, pari a 3400mq, sia per la grande raffinatezza delle sue decorazioni pavimentali.

Mosaico pavimentale di uno degli ambienti della “Domus di Manio Antonino”
(da Zachos 2015).

Si compone di tre camere da letto (cubicula), quattro triclini (sale da banchetto), un ambiente destinato a svolgere la funzione di “studio” del padrone di casa (tablinum), un giardino ed un piccolo complesso termale. Le altre stanze, alcune di incerta attribuzione, dovevano fungere, per la maggior parte, da aree di servizio.
Il nome del proprietario di questa grande residenza è noto dal mosaico di uno degli ambienti, in cui è rappresentato il “nodo di Salomone” (simbolo di alleanza ed unione tra umano e divino), circondato da un’iscrizione che riporta il nome del padrone di casa, Manio Antonino, e quello di sua moglie, Theosigos .

Riproduzione dell’iscrizione che nomina Manio Antonino e sua moglie Theosigos. Al centro, il “nodo di Salomone”
(da Zachos 2015).
La domus risale alla fondazione della città ed ebbe due successive ristrutturazioni: alla prima metà del II secolo d.C. e alla fine del III- inizi del IV secolo d.C., quando entrò in possesso di Manio Antonino.

Domus dell’Ekdikos Georgios

La cosiddetta “domus dell’Ekdikos Georgios” è una abitazione privata che deve alle sue imponenti dimensioni (circa 1 ettaro), e alla collocazione topografica i diversi nomi con cui è conosciuta: “Vasilospito” (“Palazzo del Re”); oppure “Episkopeion”, in quanto ne è stata ipotizzata una sua funzione come “Residenza del Vescovo”.

La “Domus dell’Ekdikos Georgios”
(da Zachos 2015).

L’entrata permette l’accesso ad un atrio centrale scoperto, circondato da una serie di ambienti: camere da letto (cubicula), una sala da banchetto (triclinium), e lo “studio” del padrone di casa (tablinum). Ad Ovest dell’atrio è stato scoperto un piccolo complesso termale.
A Nord si trova un portico colonnato (peristilio), circondato da numerosi ambienti con ricche decorazioni, tra cui spiccano ben tre sale da banchetto: una per l’inverno, una per l’estate ed una per le mezze stagioni. Il proprietario dell’abitazione è ricordato da un’iscrizione inserita in un mosaico, che cita un certo Georgios, avente la carica di Ekdikos.

L’iscrizione che menziona l’Ekdikos Georgios
(da Pavlidis 2015).
Si trattava di un magistrato che aveva il compito di tutelare i cittadini da possibili azioni arbitrarie dei potenti, e che abitò questo enorme complesso almeno a partire dal 364 d.C. La vita complessiva della domus, però, fu molto più lunga, coprendo un arco cronologico compreso tra il I secolo d.C. ed gli inizi del VII secolo d.C.

odeion

L’Odeion è uno degli edifici di Nikopolis, situato al centro della città, poteva contenere circa 1600 persone.

L’Odeion
(da Zachos, Stamou, Leontaris, Soukantos 2015).
Da un punto di vista architettonico, questo tipo di complesso non mostra grandi differenze con le comuni strutture teatrali, fatta eccezione per la caratteristica che l’Odeion generalmente presentava un tetto permanente. Anche a livello funzionale, Odeion e teatro sono simili, poiché entrambi ospitavano spettacoli ed assemblee pubbliche
Ricostruzione dell’Odeion
(da Zachos, Stamou, Leontaris, Soukantos 2015).
La costruzione dell’Odeion di Nikopolis risalirebbe alla prima metà del II secolo d.C.: dunque non era parte integrante dell’originario progetto augusteo della città, ma venne aggiunto in un momento successivo, probabilmente quando la città fu nominata capitale della Provincia d’Epiro dopo la riorganizzazione territoriale operata dall’imperatore Traiano.

piccolo ninfeo

Il “Piccolo Ninfeo” era originariamente dotato di due piani. Il superiore ospitava le cisterne per l’immagazzinamento dell’acqua, mentre l’inferiore è, ancora oggi, occupato da quattro nicchie.
Le tre nicchie di dimensioni inferiori erano decorate da un rivestimento di conchiglie che richiamava il mondo marino.
La decorazione più significativa è, però, quella della nicchia più grande dove, sul lato di fondo, è presente un mosaico parietale raffigurante una Nereide che cavalca un mostro marino. Inoltre la fronte della volta di accesso alla nicchia era decorata da un altro mosaico che rappresenta due personificazioni della Vittoria, in volo, che stringono nella mano sinistra un ramo di palma e nella destra una corona di giunchi. Al centro, tra le due, è presente un’iscrizione che recita “AKTIA”. Si ritiene che l’intera scena richiami lo svolgimento dei “Giochi Aziaci”, durante i quali i vincitori delle varie specialità ricevevano simbolicamente proprio una corona di giunchi.

Mosaico con citazione degli AKTIA: i “Giochi Aziaci”
(da Pavlidis 2015).

basilica A

La cosiddetta “Basilica A” è nota anche con il nome di “Basilica del Vescovo Domezio” poiché fu gestita da due Vescovi con questo nome. Come testimoniato da un’iscrizione, la chiesa era dedicata a San Demetrio.
La “Basilica A”
(da Zachos 2015).
L’ingresso avviene attraverso un atrio composto da un’area centrale scoperta, circondata da tre portici. Due porte conducono al nartece (una sorta di anticamera), comunicante con degli ambienti annessi, disposti sia a Nord che a Sud.
L’annesso Sud è stato interpretato come diakonikon: un luogo dove i fedeli potevano depositare le offerte. Il corpo centrale della basilica è diviso in tre navate da due file di colonne. L’altare è situato al centro di un’abside, fiancheggiata da due ambienti (parabemata) funzionali alle necessità della funzione religiosa come, per esempio, la conservazione degli utensili sacri.
Ciò che rende particolarmente interessante questa basilica è lo stato di conservazione dei suoi complessi mosaici pavimentali, presenti in quasi ogni ambiente dell’edificio. La costruzione della chiesa, per opera del primo Vescovo Domezio, si data alla metà del VI secolo d.C., mentre il completamento dell’apparato decorativo da parte del secondo Vescovo si data a qualche decennio dopo.

basilica b

La “Basilica B” anche nota come “Basilica del Vescovo Alkison”, è ritenuta la Cattedrale della città per le grandi dimensioni (circa 5900mq).
La “Basilica B”
(da Zachos 2015).
L’accesso all’edificio avviene attraverso un portico ottenuto dalla trasformazione di una precedente strada di Età Augustea. Da qui si entra in un grande atrio, dotato di una corte centrale scoperta e circondata da tre portici colonnati. La basilica è a cinque navate, terminante con un elemento orizzontale tripartito (transetto) che immette nell’abside semicircolare. A Sud dell’atrio di ingresso è presente un secondo atrio di minori dimensioni. Anch’esso dotato di una corte centrale scoperta, è circondato da una serie di ambienti. Nella zona a Nord del corpo centrale della basilica, inoltre, è stato individuato un piccolo battistero. Tra le ricche decorazioni che ornavano l’intero complesso risultano particolarmente ben conservate quelle del vano interpretato come diakonikon (il luogo dove i fedeli potevano depositare le offerte). Sono ancora visibili, infatti, pavimenti a mosaico e in opus sectile e parte di un affresco.
Decorazioni del diakonikon della “Basilica B”
(da Papadopoulou 2015).
La costruzione del complesso è stata datata alla seconda metà del V secolo d.C., con successivi restauri della metà del VI secolo d.C. e del tardo VI-inizio VII secolo d.C.

necropoli nord

La necropoli Nord è situata immediatamente al di fuori della porta Nord della cinta muraria di età augustea.

Porzione della necropoli Nord addossata alle mura augustee
(da Zachos, Karampa 2015).
Conta 36 tombe datate tra il I ed il IV secolo d.C. Le tipologie di sepoltura attestate rientrano principalmente nelle categorie delle tombe “a recinto”, dei mausolei “a camera” e delle tombe “a tempio”. La mancanza di sepolture più modeste, come semplici fosse scavate nel terreno, dimostra che in questa necropoli era riservata a personalità di spicco e benestanti, come dimostrano anche i preziosi corredi trovati all’interno delle tombe, comprendenti gioielli (anelli con castone ed orecchini in oro).
Gioielli rinvenuti in alcune tombe della necropoli Nord
(da Zachos, Karampa 2015, con modifiche).